18 aprile 2017

Massimo Pinto: Il trono del padre (Non solo fumetti)

Il trono del padre (l'innocenza)
Massimo Pinto
Bastogi Libri

Il trono del padre (l'innocenza) è un romanzo psicologico-evolutivo e fanta-storico. 
Edita da Bastogi Libri nel 2016 e scritta da Massimo Pinto, questa è un'opera alla quale ho avuto il piacere di dare un mio piccolo contributo, nel 2015, in qualità di consulente letterario dell'Agenzia letteraria Herzog.
In occasione della presentazione del libro presso l'Accademia Belli di Roma, il 18 gennaio 2017, sono stato invitato dall'autore a far parte dei relatori... di seguito il paper preparato per l'evento.

Incontri in biblioteca
Presentazione de Il trono del padre
Accademia Belli


La suggestiva atmosfera rossastra di un sordido terrazzino della Roma post-umbertina e il dorato panorama del parco cui si affacciano le stanze di Napoleone II (sontuoso padiglione settecentesco della reggia di Schönbrunn - Vienna), sono i testimoni silenziosi dei drammi di due ragazzi, simili tra di loro: uno, Fausto, romano, nato nel 1944, e l'altro, il figlio di Napoleone Bonaparte, nato nel 1811.
Questa visione colorata coinvolge il lettore mediante una minuzioso presentazione e al contempo fornisce un collegamento temporale tra le storie narrate attraverso la seducente descrizione del tramonto. Tramonto, premessa di una nuova alba per Fausto, un canto a Requiem per il Re di Roma.
Basandosi apparentemente sull’opera di Edmond RostandL’Aiglon (L’Aquilotto), e sull’opera di Francesca Sanvitale Il figlio dell’impero, l’autore intreccia una complessa vicenda attorno alla figura di Napoleone II, vicenda che avrà poi i suoi risvolti nell’eredità “genetica”, quasi filiale, negli anni del secondo dopoguerra italiano.
Il trono del padre (l’innocenza) si struttura in un duplice racconto in cui si dipanano due distinte vicende che, intrecciandosi e richiamandosi, sembrano formare un unico romanzo di formazione. Passando per un’infanzia difficile e una ancora più complessa fase adolescenziale a causa delle carenze genitoriali, entrambi i protagonisti, Fausto e Napoleone II, riescono ad assumere coscienza di sé e raggiungere una piena maturità a dispetto delle avversità della vita.
Due protagonisti che infrangendo la grande distanza temporale che li separa, sono in grado di dialogare, condividendo l'assenza, fisica o morale, dei rispettivi padri sullo sfondo di grandiosi avvenimenti storici che li coinvolgono.
Rappresentando uno spaccato storico del recente passato italiano limitato temporalmente dalla Seconda Guerra Mondiale, da un lato, e dalle rivoluzioni industriali e sociali degli Anni Sessanta/Settanta, dall’altro, la storia di Fausto è permeata da una costante tensione al realismo. Al degrado e alla crudezza del Secondo Dopoguerra  italiano si contrappone il fasto e il lusso della corte asburgica, con le complicate e macchinose trame politiche che coinvolgono un giovane Napoleone II, detentore di quel trono tanto agognato dai protagonisti.
Nella sua complessità e nella sua ferocia, il testo si configura come una sorta di duplice rielaborazione del mito di Saturno, senza però mancare di presentare ulteriori riferimenti al mito o a “patologie” di origine mitologica che strutturano la crescita fisica e psicologica di Fausto e Napoleone II, come il costante onanismo, la vena narcisistica o il lieve complesso edipico.
Assieme allo sviluppo dei due, il testo è costellato di rimandi e digressioni che approfondiscono eventi e fatti storici in un regolare impiego di analessi e prolessi.
La voce narrante ci presenta questa dicotomia, popolare e nobiliare, inserendosi all’interno della narrazione: da un lato si trova Fausto, un giovane che vede il padre allontanarsi da lui, che mira una figura evanescente sempre più distaccata negli anni della crescita e della formazione del ragazzo, a dispetto di una madre presente ma sola e incapace di sopperire alla grave carenza; dall’altro il re di Roma, l’imperatore Napoleone II, orfano di padre e con una madre, l’ex imperatrice, dimentica di un figlio nato per dovere.
Il testo si prefigge, così, di dare voce a due ragazzi, a due prigionieri della propria anima, protesi verso una libera maturità e una giusta indipendenza da quella prigione costituita dalla miticizzazione della figura paterna.


Per saperne di più vi consiglio di leggere l'intervista rilasciata da Massimo Pinto ad Alessia Mocci, inoltre vi segnalo un contest con in palio una copia del libro!

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